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2022-12-29 12:31:53 By : Ms. Sarah Liu

Per lo sviluppo sostenibile e socio-economico del Paese la filiera del cemento e del calcestruzzo ha un ruolo strategico. Per questo gli operatori del settore sono impegnati nel miglioramento delle proprie performance ambientali e nel fornire prodotti sempre più efficienti e sostenibili. Ma quanto sono sostenibili il cemento e il calcestruzzo? E quanto possono contribuire alla sostenibilità di una costruzione?

Una risposta può arrivare dall'Analisi del Ciclo di Vita del materiale (LCA - Life Cycle Assessment): un metodo strutturato e standardizzato a livello internazionale, che quantifica quello che potrebbe essere il potenziale impatto sull'ambiente e sulla salute umana di un bene o di un servizio, a partire dalla quantità di risorse che consuma e dalle emissioni che produce.

Ogni decisione in merito alle politiche di sostenibilità in edilizia dovrebbe essere, infatti, basata sull’analisi del ciclo di vita condotta a scala di edificio, evitando ogni sommaria affermazione slegata dal contesto di intervento, che promuova genericamente tecnologie e materiali specifici. Diversamente, si rischia di non tenere conto di alcune caratteristiche fondamentali per la sostenibilità.

Ad esempio, il calcestruzzo è per sua natura un materiale durabile, con prestazioni costanti nel tempo, e ha esigenze di manutenzione nettamente inferiori rispetto ad altri materiali. Guardando all’intero ciclo di vita di un’opera, ciò significa un minor consumo di risorse naturali e una conseguente riduzione delle emissioni complessive correlate nell’ambiente costruito.

Non solo. Si ottiene una notevole riduzione dell’impronta di carbonio di un edificio anche grazie all’utilizzo di prodotti con alto contenuto di riciclato e sottoprodotto (scarti da costruzione e demolizione, scaglie di laminazione, loppa d’altoforno granulata macinata, ceneri, fumi di silice) riducendo in modo significativo gli impatti ambientali e la quota di energia inglobata nei materiali da costruzione associati alla fase cradle to gate (dalla culla al cancello ovvero la fase di produzione) del ciclo di vita dell’edificio.

"La strada per la carbon neutrality è lunga e necessita di sforzi concreti da parte dell’industria e delle istituzioni - spiega Antonio Buzzi, Vicepresidente di Federbeton -.Un impegno reso ancora più necessario in momenti complessi come quello attuale. Nonostante le difficoltà, la filiera ribadisce la volontà di proseguire nella direzione tracciata dalla Strategia di decarbonizzazione, favorendo un dialogo costruttivo con i territori e le comunità locali. Il settore si sta impegnando in modo significativo per affrontare questa sfida, investendo in tecnologie innovative come la cattura della CO2, promuovendo soluzioni già implementabili – come l’utilizzo di combustibili alternativi quali i CSS - e puntando su metodologie di pianificazione come il Life Cycle Assessment (LCA) che consentano di fare scelte efficaci dal punto di vista della sostenibilità".

Lo sforzo del settore nel fare la sua parte nel processo di decarbonizzazione è evidente nel Rapporto di Sostenibilità 2021 che riassume le performance delle aziende riunite in Aitec, Atecap e Assobeton, le associazioni che in Federbeton rappresentano i produttori di cemento, calcestruzzo preconfezionato e manufatti in calcestruzzo.

In primo piano gli investimenti che denotano l'impegno concreto del settore: 160 milioni di euro investiti in tecnologie per il miglioramento continuo dei livelli di sostenibilità degli impianti e per la protezione dei lavoratori nel triennio 2019-2021. Ma ci sono anche altre cifre da ricordare: è al 22% il tasso di sostituzione calorica con combustibili alternativi nelle cementerie. Un dato ancora lontano dalla media europea che si attesta al 52,2%. Da un punto di vista tecnologico, gli impianti italiani sono già attrezzati per raggiungere un livello analogo, ma persistono ostacoli burocratici e culturali che non permettono di esprimere le reali potenzialità del settore. Terzo punto: 7%, il tasso di sostituzione delle materie prime naturali. Il dato evidenzia la capacità del comparto di recuperare come risorse produttive una serie di materiali altrimenti destinati alla discarica. Rifiuti non pericolosi, sottoprodotti ed End of Waste vengono recuperati e utilizzati in sostituzione di calcare e altre materie prime naturali, nel processo produttivo.

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